sabato 28 dicembre 2013

Le orme dei giganti.


Ho perso mio padre quando avevo 15 anni, poco dopo l'allontanamento da casa di mio fratello e mia sorella, e sono rimasto solo con mia madre, un mondo lontano, non il mio. Sono rimasto solo.
Negli anni precedenti ho avuto indicazioni, tracce da seguire, e le ho seguite poi,  da "autodidatta", credendo che il mondo fosse un luogo tendente al bene. E senza una guida ho improvvisato, sprecando fiducia, una costante della mia vita.
In fondo sono ancora punk,  ancora autentico, non come quelli che alla sera tornavano nella loro comoda  cameretta e giocavano agli "alternativi" con i soldi di papà (da noi a Cosenza si direbbe "a nonna"), ancora insofferente agli stereotipi fasulli.
Però l'esperienza insegna e, tirando le fila del discorso sommerso che cerco di vomitare, tra pali e frasche, dico: imparate a riconoscere i riferimenti, riconoscete i giganti e seguitene le orme, non abbiate paura di essere discepoli della sapienza e riconoscete l'autorità, riconoscete la qualità, solo questo potra portare a riconoscere gli assassini delle vostre vite.
Il nesso con la fotografia? Guardate bene, oltre l'apparenza, vi sembra uno sguardo benevolo? La sapienza vi avrebbe guidato oltre l'inganno, questo è un killer, come quelli a voi vicini.
Auguri.
p.s.
Grazie di essere esistito a Charles Bukowski. Quanto a me, come al solito, ho sbagliato tutto, ma da grande farò meglio.

venerdì 22 novembre 2013

Coscienza civica evoluta.


Lui voleva solo dormire in pace, io ho ritenuto corretto rispettare la sua ben dichiarata volontà. Ma ho agito bene o male?
Di sicuro ripettare la volontà altrui è l'indicatore minimo della buona educazione e del corretto vivere in società, ma in un caso come questo, cioè quando una persona si mette chiaramente in pericolo, non si dovrebbe fare un'eccezione? Non è che magari in questo caso si sarebbe ottenuto sia un progresso civico che un bene maggiore per l'interessato con l'iniziativa "violenta" di riuscire in qualche modo a toglierlo dalla strada? Probabilmente si.
Il dubbio mi macera.

mercoledì 20 novembre 2013

Regalo gradito per Natale.


Bello questo quadro, vero? Bene, ma chi senza una spiegazione riesce a darne una spiegazione? Perché è bello ed importante?
L’opera è “Il ritratto dei coniugi Arnolfini” eseguita nel 1434 da Jan Van Eyck, pittore fiammingo. Ci troviamo in epoca rinascimentale, artisticamente c’è la spinta verso la ricerca della rappresentazione fedele del reale, le raffigurazioni sono ambientate e la prospettiva irrompe. Van Eyck è un innovatore, a lui si attribuisce l’introduzione dei colori ad olio, strumento imprescindibile per la cura estrema dei particolari (elemento caratterizzante la scuola nordica) in quanto non essiccano come la tempera fin li usata. Della cura dei particolari, ognuno con un preciso significato (già wikipedia esplicita), questo quadro ne è esempio luminoso: gli zoccoli di lui e di lei, le arance sulla finestra, il cagnolino, il lampadario, e soprattutto lo specchio in cui si possono scorgere oltre ai coniugi altre due figure (una certamente l’autore). Sotto il lampadario c’è la firma che non è una semplicemente firma -  Johannes de Eyck fuit hic (Jan de Eyck era presente). Con quel “fuit hic” viene esplicitata la testimonianza oculare del fatto da parte dell’artista, per la prima volta nella storia. Scrive E. H. Gombrich ne “Il mondo dell’arte”: “…un simile impiego del nuovo genere di pittura, paragonabile all’uso legale di una fotografia debitamente sottoscritta da un testimone.” Van Eyck il primo fotoreporter?
Tutta questa serie di motivi, che ho ignobilmente sintetizzato (gli uomini di buona volontà possono approfondire), rendono l’opera un capolavoro, ma non volendo ciò considerare è comunque chiaro che le opere d’arte hanno un significato, raccontano, e che tale significato per essere compreso necessità di uno studio, di conseguenza indispensabile anche per l’apprezzamento.

sabato 16 novembre 2013

Un piede nel futuro.

Circa 500 anni prima di Cristo i Greci, Dio o chi ne fa le veci li abbia in gloria, iniziaro a riprodurre la realtà per come la si vedeva, abbandonando l'uso derivante dagli Egizi di raffigurare "tutto ciò che c'era", rigidamente e di profilo: nascita della prospettiva. Che grande momento per l'Arte.
Questa foto vuole essere un tributo a quel momento storico (citando Eutimide - La partenza del guerriero) ed a chi non smetterà mai di cercare nuove strade.


giovedì 14 novembre 2013

La volpe e le idee.


Le idee bisogna capirle, non è che possono attendere il nostro comodo, hanno le loro legittime esigenze. Attenzione, non sono frivole, relazionano, amoreggiano in gioventù, poi decidono di legarsi stabilmente con chi ritengono sia in grado di dar loro ciò cui più tengono: la realizzazione. Certo possono anche commettere errori di valutazione ed allora sono guai, perchè vengono sentite come una proprietà e  diviene poi difficile per loro riuscire a divorziare. Ecco, magari una campagna per l'estensione dei diritti delle idee sarebbe degna di una società civile.
Quante volte vi è capitato di vedere realizzate da altri le vostre idee? Immagino non poche.
Per esercitarmi con la mia prima macchinetta digitale decisi di realizzare una serie di immagini a tema: L'assenza della vita dai luoghi – l'attesa, l'abbandono.
Da tempo sul sito di Repubblica è presente questo spazio. Buon per lei, ha trovato chi la rende felice.
Quella sopra un'immagine della mia piccola serie.
p.s.
Non commettete errori, le idee giuste portatele all'altare.

mercoledì 13 novembre 2013

La verginità esiste.

Vorrei affrontare temi profondi, magari socialmente rilevanti, ma non ce la faccio: tanto non importerebbe un beneamato a nessuno, c'è la crisi, specie quella dei cervelli, terrificante, oltre ogni immaginazione. 
Allora facciamola spiccia.
Ieri sono andato un po' in giro per la città vecchia (Cosenza) in cerca di fotografie ed ho trovato questa. L'antico ed il moderno che coesistono funzionalmente e, tutto sommato, garbatamente. Scelgo l'inquadratura, attendo che arrivi un'automobile per avere le luci sul selciato a destra e via.
La cosa piacevole è che poi, in post-produzione, non ho sentito il bisogno di modificare nulla, l'immagine è quella uscita dallo sviluppo neutrale del file raw (rawtherapee).
Una gradita sorpresa, finora non mi era mai capitato.
Poi degustibus.